domenica 10 agosto 2014

Il Corriere mi ha spedito sul lungolago: ho "scoperto" una parete staccata e non lo ricordavo così orrido


Questo è soltanto un anticipo molto rustico di ciò che, volendo, troverete fatto meglio domani mattina sul Corriere della Sera.
Il tema è il cantiere delle paratie e oltre al mio articolo - sempre che non accada nulla di clamoroso nella notte - ci saranno anche le fotografie d'autore di Mattia Vacca, non i miei scatti da turista col telefonino.



Chi leggerà il pezzo, troverà anche il punto della situazione del sindaco Mario Lucini  (questo lo voglio dire: disponibile anche a metà pomeriggio di una domenica d'agosto) e una panoramica sullo stato del cantiere. Quindi queste righe sono soltanto di autopromozione? No. Piuttosto, sono un'ammissione: chiuso troppo spesso nella redazione, anche per me le paratie e il lungolago sono diventati nel corso degli anni una questione politica, un titolo, eventualmente una notizia (a proposito, osservando la foto in alto ho scoperto per la prima volta che almeno un blocco di parete con finta pietra di Moltrasio è già stato rimosso). Qualcosa di quasi teorico: numeri, righe, polemiche. 

Con la passeggiata di stamattina, invece, sono tornato ai tempi delle mattine passate sul cantiere per il famoso muro. E mettermi di nuovo faccia a faccia con ciò che migliaia di volte ho descritto senza togliere le suole da sotto le scrivanie, mi ha fatto un enorme effetto. Perché ho visto, anzi, purtroppo rivisto, il "mostro" da vicino. E, al di là di colpe, errori, scelte e via dicendo, rimanendo soltanto all'aspetto prettamente estetico, mi sono ricordato che - a differenza del diavolo - il lungolago è più brutto di come lo si dipinge.

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